ETICHETTA NARRANTE
GRANO SARACENO DI TERRAGNOLO
PRESIDIO SLOW FOOD
La varietà
Il grano saraceno di Terragnolo, formentom nel dialetto locale, è un ecotipo autoctono appartenente alla famiglia delle Poligonacee. Dal ciclo colturale breve, le piante sono a crescita indeterminata e possono raggiungere un’altezza che va dai 60 ai 120 cm. Il colore del seme, che ha forma triangolare, può variare dal marrone scuro al nero.
Il territorio
I campi terrazzati coltivati a formentom si trovano nella valle di Terragnolo, tra monte Pasubio, monte Maggio e monte Finonchio, ad un’altitudine che, salendo dalla prima all’ultima frazione del paese, varia dai 400 ai 1100 mt circa. I terreni di medio impasto, poveri e prevalentemente sassosi, sono ideali per la crescita di questa pianta, che ben si adatta a terreni magri.
La coltivazione
I produttori del Presidio coltivano complessivamente circa un ettaro a grano saraceno. I semi, scelti e conservati dall’Associazione Terragnolo Che Conta, si interrano a spaglio o a file a partire da luglio. Non si irriga e le erbe infestanti si estirpano meccanicamente, generalmente ad inizio coltura.
Per il controllo delle malattie e dei parassiti non si utilizzano prodotti di alcun genere.
La raccolta e la trasformazione
Il grano saraceno di Terragnolo si raccoglie a mano o con mezzi meccanici, da fine settembre a fine ottobre, quando lo stelo ha assunto un colore rosso mattone. Il raccolto, raggruppato in fasci detti "donete", poichè ricordano la sagoma di una figura femminile con una lunga gonna, si lascia in campo per circa una settimana, affinché tutti i semi raggiungano piena maturazione. Quindi, tramite l’utilizzo di appositi macchinari, i semi si separano dallo stelo per poi essere riposti in sacchi, prima della macinatura a pietra.
Dal formenton si possono ottenere cruschello, granella decorticata e farina. La ricetta che lega Terragnolo al suo grano è il fanzelto: un pane non lievitato a base di farina di grano saraceno, acqua e sale, che si cuoce su una padella ben calda e si serve con formaggio e fette di luganega.
L’etichetta narrante è un progetto Slow Food e racconta il prodotto, chi lo produce e tutta la filiera