Nel primo incontro di “Road to mountains” abbiamo incontrato Gabriele Crudo che gestisce la sua azienda sull’altipiani del Monte Poro, in Calabria, producendo un pecorino Presidio Slow Food. La storia dell’azienda risale ai nonni di Gabriele, quando l’altipiano era popolato di moltissime aziende familiari che vivevano una agricoltura fiorente e produttiva.
Gabriele ci ha raccontato i problemi degli ultimi decenni con lo spopolamento conseguente al mancato ricambio generazionale. La scelta quindi di molti giovani di raggiungere paesi più grandi della Calabria o di migrare al nord, scegliere altre professioni considerate meno umili del lavoro della terra e con migliori prospettive economiche. Anche Gabriele, terminate le scuole alberghiere, decide di indirizzare altrove le proprie scelte di vita. Ma la lontananza dell’altipiano e dalla tradizione di famiglia dura poco. Dopo soli due anni Gabriele ritorna a Monte Poro e inizia a lavorare nell’azienda, riconoscendo che è in questa attività che ha trovato la sua vocazione e la sua felicità. Ci si dedica anima e corpo, insieme ai famigliari.
Le problematiche che ci racconta sono quelle comuni a molte terre alte e che stiamo riscontrando anche negli Altipiani Cimbri e in molte vallate trentine, anche se ci troviamo al capo opposto d’Italia.
Gabriele ci racconta delle difficoltà affrontate per rendere economicamente sostenibile il lavoro della sua azienda. Innanzitutto scontrandosi con i problemi degli allevamenti intensivi che caratterizzano altre zone e che permettono ai prodotti di avere dei prezzi di produzione molto inferiori rispetto al pecorino del Monte Poro. A questo primo ostacolo Gabriele ha risposto non rinunciando mai alla massima qualità. Sono state mantenute razze ovine autoctone, poco produttive e difficili da gestire, ma che danno un latte di eccellente qualità che viene sempre lavorato crudo e senza l’ausilio di fermenti industriali. Anche il servizio contraddistingue il lavoro di Gabriele. I clienti, sia privati che ristoranti, ricevono ricotte e pecorini direttamente a casa loro, creando così un rapporto di fiducia e conoscenza fondamentale. Un continuo incontro e confronto tra il produttore e chi acquista il prodotto che permette di far evolvere sempre la propria azienda. Gabriele porta i prodotti in qualche mercato locale e in alcuni GAS. È socio di una cooperativa che fa parte del progetto SOS Rosarno. Comunità è l’altra parola chiave della resistenza di Gabriele sull’Altipiano. Combattere l’individualismo che negli anni ha portato all’abbandono e cercare di unirsi con altri produttori della zona. In questo ha avuto una grandissima importanza il progetto de Presidio Slow Food che ha realmente consolidato i rapporti tra i produttori e dato consapevolezza dell’importanza del proprio lavoro. Purtroppo però l’altipiano fa ancora da sfondo a moltissime aziende deserte, anche se qualche giovane, timidamente si sta affacciando all’agricoltura e ai lavori della terra.
La centralità della città e della costa è un’altra minaccia con cui bisogna fare i conti. Decisori poco consapevoli delle esigenze di questo territorio hanno fatto negli anni scelte che si sono rivelate sbagliate. Basti pensare che metà territorio dell’altipiano non è nemmeno inserito nelle aree svantaggiate. Arrivano pochi aiuti sul Monte Poro. Solo negli ultimi anni è possibile contare su alcuni interventi specifici del GAL Gruppo di Azione Locale che affianca imprese agricole in investimenti e ammodernamenti.
Anche i cambiamenti climatici sono un nuovo ostacolo. L’aumento delle temperature ha comportato cambiamenti nei prati che pascolano le pecore e ha portato a dei cambiamenti nell’altezza e tipologia di orticole coltivate.
L’altopiano del Monte Poro si trova a pochi chilometri da Tropea e dalla costa che ogni anno ospita milioni di turisti. Solo una piccola parte di questi si spostano nell’entroterra per scoprire l’autenticità di un territorio ancora non contaminato. Per aumentare i risultati della propria azienda e soprattutto per far scoprire il proprio lavoro, Gabriele ha iniziato a sviluppare un agriturismo dove è possibile mangiare i prodotti degli altipiani. In cucina la madre di Gabriele con alcuni piatti semplici della tradizione calabrese come i filei alla ‘nduja, il pecorino, le corolle con farina del proprio grano e le patate, la carne nostrana. La sinergia con il turismo è una delle chiavi per affrontare le sfide dei prossimi anni. Il nuovo progetto prevede di creare anche un bed & breakfast per offrire ai visitatori un’esperienza di turismo slow, un’esperienza autentica, trasmettere la cultura del prodotto.
L'incontro di giovedì 4 febbraio con l'Azienda Agricola Gabriele Crudo, produttore del "pecorino del monte Poro" è stato interessante per le tematiche, che, attraverso la narrazione dell'attività concretamente svolta, sono emerse con chiara lucidità:
l'importanza di essere un'azienda a conduzione familiare, che porta con sè la tradizione delle passate generazioni e ne conserva l'autenticità, guardando avanti, innovando e introducendo in azienda quello che è l'apporto della tecnologia e della meccanizzazione.
E' emerso il problema del ricambio intergenerazionale e l'abbandono delle terre alte e l' urgenza e necessità di unire le forze e fare comunità.
Personalmente mi sono sentita arricchita non solo dai contenuti, relativi all'azienda ed al pecorino (che andrò sicuramente ad assaggiare), ma dal metodo della narrazione che, partendo "dal basso" fa affiorare temi sociali e "politici" di grande spessore. Graziella Bernardini