MAIS SPIN
VALSUGANA
CANDIDATURA A PRESIDIO
@Foto di Sara Ammanniti
Abbiamo avviato un percorso con Slow Food Valsugana per creare il Presidio Slow Food del Mais Spin della Valsugana.
Per farlo abbiamo bisogno di risorse economiche, materiale fotografico, disponibilità da parte di agricoltori del territorio.
contattaci per far parte del progetto
​
​
Lo Spin è un mais di tipo rostrato caratteristica fondamentale di questi è la presenza sulla corona della cariosside di una punta conica rivolta verso l’apice della spiga chiamata “rosto”. La pinta ha un culmo robusto con un’altezza della pianta intera di 100-120 cm e l’inserzione della spiga a 90-100 cm. La spiga è allungata, piena, pesante, le cariossidi a file diritti o ondulate. La sgranatura è facile e il tutolo è bianco e sottile. Le cariossidi, il cui numero per fila varia da 40 a 45, hanno una colorazione di un bel arancione vivo con frattura quasi sempre vitrea. Lucide e trasparenti, sono lunghe (comprese il rostro) 13-15 mm, larghe 5-8 mm e spesse 3-4 mm, con poco embrione. Il peso di 1.000 cariossidi è circa 250 g. La durata del ciclo vegetativo è di circa 145-150 giorni; predilige terreni medi a sottosuolo permeabile, freschi e ben concimati. Le produzioni arrivano facilmente a 40-50 quintali ettaro di granella di alta qualità.
​
Il mais arriva in Valsugana dal Veneto nei Seicento come testimoniano numerosi scritti, resoconti, studi del passato sulla coltivazione, sulle abitudini alimentari, sulla pellagra. Tutto questo è scomparso quasi completamente qualche decennio fa, spazzato via dall’introduzione degli ibridi a frattura farinosa ad uso zootecnicanico e dai cambiamenti degli stili e abitudini alimentari. La diffusione delle varietà rostrate in Europa, e in particolare in Italia, era assai limitata anche prima del diffondersi degli ibridi di mais, che ne ridussero ulteriormente l’espansione. La provenienza e la coltivazione è dovuta probabilmente all’importazione in Europa e in Italia di agricoltori reduci dell’immigrazione in Sud America. L’introduzione e la diffusione dello Spin di Caldonazzo (rostrato) nell’area della Valsugana è presumibilmente avvenuta con i tipi migliorati da Zapparoli e introdotti dal vicino Veneto, dalle zone trentine della Val d’Adige (Ala) e dell’arcense (Arco, Riva).
Nei primi anni 2.000 un gruppo di agricoltori ha promosso il recupero di mais tradizionali. A seguito di una prova dimostrativa che ha messo a confronto con cinque varietà diverse di mais tradizionali è stato scelto lo Spin di Caldonazzo per sviluppare un progetto di filiera. Negli anni successivi sono seguite altre esperienze di coltivazione finalizzate alla riproduzione della semente in purezza. Si è poi costituita l’Associazione produttori di farina della Valsugana arrivando a coltivare 20-30 ettari di Spin con circa 30 soci registrando grandi difficoltà nel mantenere la varietà.
​
(da “Il Mais, una storia anche Trentina” di Bertolini, Franchi e Frisanco).
​
Il primo obiettivo del Presidio è la conservazione della specie fortemente a rischio in un territorio in cui la biodiversità è minacciata dal crescente spazio dedicato al mais per alimentazione animale, dall’abbandono e conseguente rimboschimento, dal consumo di suolo. Si tratta quindi di un progetto volto alla tutela della biodiversità, del paesaggio e di diffusione delle buone pratiche agricole. L’obiettivo è creare una microeconomia in grado di rendere sostenibile questa produzione stimolando i legami con il turismo e la ristorazione locale.