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Intervista a Ernesto Salizzoni, giovane cuoco a Anteprima Terra Madre

a cura di Andrea Tella



Un fine settimana speciale ha visto coinvolti centocinquanta ragazze e ragazzi da tutta Italia al Maxxi di Roma per l’anteprima di Terra Madre. Ernesto Salizzoni, giovane cuoco Trentino e attivista di Slow Food, vi ha preso parte e ci racconta le sue impressioni su questo appuntamento organizzato da Slow Food Italia, Regione Lazio, Arsial e FederBio con il Patrocinio del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.

 

Ciao Ernesto, partiamo dalle attività che hanno caratterizzato questo week end.

Le attività sono iniziate venerdì 24 maggio, nel pomeriggio, dopo la registrazione dei partecipanti, sono stati introdotti i temi centrali dell’incontro dalla presidente di Slow Food Italia Barbara Nappini, temi approfonditi in seguito con le lectio magistralis di Sara Segantin (sul clima) e Carlo Petrini (sul cibo) e l’intervento teatrale di Eugenio Cesaro (fondatore della band Eugenio in via di Gioia, sul tema della bellezza futura). 

Oltre agli interventi ci sono state altre attività utili ad affrontare il tema del cibo buono pulito e giusto?

Assolutamente sì, dopo la parte introduttiva abbiamo partecipato all’aperitivo preparato per noi dai cuochi dell’Alleanza di Slow Food del Lazio; un momento importante di conoscenza dei prodotti del territorio e utile a riflettere sulla provenienza del cibo. È stato un momento importante perché ha permesso a tutti noi, in modo molto informale, di iniziare a conoscerci. Per iniziare a fare rete.



Che tipo di partecipanti hai incontrato in questo evento?

Durante l’aperitivo ognuno dei partecipanti ha avuto modo di presentarsi e raccontare la propria storia ed esperienza. Giovani di luoghi diversi, con diversi lavori, ma anche studenti e ricercatori. Qualcuno lavora con il cibo, giovani cuochi o produttori, agricoltori. La cosa che più mi ha sorpreso e ho apprezzato è stata l’apertura da parte di tutti, e l’aver trovato fin da subito sintonia, costruito amicizie e scambi di esperienze.

 

I temi affrontati nei giorni successivi quali sono stati?

Sabato, sulla base di un questionario preparatorio, siamo stati divisi in gruppi. Per prima cosa in base alla provenienza territoriale, quindi l’appartenenza alle terre alte, alle aree urbane, di pianura o costiere. In secondo luogo abbiamo focalizzato le nostre riflessioni lavorando su tre categorie tematiche: il cibo, il clima e la bellezza futura. Ogni gruppo aveva il compito di approfondire il tema scelto.

 

Tu a quale tema ti sei dedicato?

Ho partecipato al gruppo relativo alle Terre Alte e ho scelto la categoria tematica del Cibo. 

Il lavoro si è svolto a partire da un brain storming analizzando problemi e opportunità legati al tema ed elencando desideri e azioni virtuose ad esso collegate.

 

Per te nello specifico il “desiderio” qual è?

Ho parlato di centralità del cibo, della sua purezza, attraverso un ritorno all’ approvvigionamento delle materie prime locali e naturali, valorizzando i territori e le buone prassi presenti in alcune filiere. Vorrei che i cuochi di domani abbandonassero l’idea di una cucina che stravolge la materia prima strappando la sua connessione con il territorio e si dedicassero a una cucina autentica, rispettosa, sostenibile che crea connessioni.

 

Cosa è emerso al termine del lavoro in gruppo?

La sintesi dell’elaborazione di ogni gruppo ha portato alla realizzazione di un poster. Ogni gruppo ne ha realizzato uno e il focus era il “desiderio” realizzabile in un arco di tempo di tre anni. A partire dal lavoro individuale dei singoli gruppi si è arrivati a illustrare l’insieme dei desideri e la sintesi degli spunti emersi durante l’elaborazione. La domenica mattina la riunione conclusiva di tutti i gruppi ha visto l’esposizione di tutti i poster e la sintesi, alla ricerca dei punti in comune, dei desideri e delle azioni virtuose considerate. 

 


Mi puoi fare qualche esempio?

Alcuni temi proposti sono ad esempio l’auspicio di utilizzare energia pulita e non da fonti fossili, valorizzare processi di economia circolare, attivare politiche per il lavoro in particolare al Sud e nelle aree interne. La mancanza di prospettive di lavoro nel Sud, infatti, porta alla migrazione dei giovani, verso l’estero o altre regioni italiane, e impedisce la continuità di progetti di rivalutazione dei prodotti del territorio, che si impoverisce ulteriormente e perde identità.

 

Per quanto riguarda le azioni virtuose?

Sono stati portati esempi pratici legati al recupero del territorio, come ad esempio la demolizione di aree e edifici urbani o produttivi abbandonati e degradati per fare posto a verde e attività agricole; la rigenerazione dei suoli e la cura del patrimonio boschivo.

 

Cosa altro è stato organizzato durante questo incontro?

C’è stato un momento culturale il sabato sera, dopo la cena realizzata dai Cuochi dell’Alleanza, abbiamo assistito alla proiezione del film “16 millimetri alla rivoluzione”, documentario sulla storia e l’attivismo comunista di Luciana Castellina, che ha poi partecipato direttamente al dibattito con Barbara Nappini e Carlo Petrini.

 

Cosa ti è rimasto più impresso dalle lezioni del venerdì?

A partire dalla Lectio Magistralis di Petrini e poi di nuovo dal dibattito dopo il documentario l’esigenza di una rivoluzione per affermare le idee della mia generazione sul cibo il clima e il futuro.

 

E in generale da questa due giorni?

Mi ha colpito molto la sintonia trovata fin da subito con tutte e tutti i partecipanti, e la condivisione di temi e di visioni, lo scambio pratico di esperienze secondo i propri punti di vista. È stato molto bello trovare tante ragazze e ragazzi animati dalla stessa voglia di cambiamento. È nata subito una forte amicizia e una gran voglia di impegnarci insieme.

 

Ernesto, tu hai da poco compiuto 18 anni, per te quello delle elezioni europee è il primo appuntamento elettorale, credi sia un passaggio importante per la tua generazione?

Per me votare alle Europee è molto importante, nel pomeriggio del venerdì, durante il convegno si è parlato di Europa e sono stati presentati i dodici punti di Slow Food per l’Europa che vorremmo; nei momenti informali tuttavia non siamo tornati su questo appuntamento; se guardo ai miei coetanei in generale, amici, compagni di classe, non vedo moltissimo coinvolgimento.

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